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Le trappole della nostra (amata) mente razionale.

Immersi ancora oggi nel "cogito ergo sum", spesso tendiamo a sovrastimare i benefici del pensiero senza scorgerne le trappole.

Siamo portati a fare affidamento sul raziocinio per raggiungere i nostri obiettivi eppure, per salvaguardarci, talvolta proprio la mente razionale sembra remare contro, allontanandoci da importanti conquiste. Se questo può sembrare singolare, vi propongo un breve esperimento mentale.

Quando cadere era solo un modo per imparare a stare in piedi...

Proviamo ad immaginare di ritrovarci adolescenti o adulti, nel pieno delle nostre capacità cognitive più fini, e di dover ancora imparare a camminare. Ricordiamo l'incertezza dei primi passi, i movimenti goffi, l'impaccio e soprattutto le cadute ripetute. Visualizziamo come sarebbe posticipare in avanti nel tempo quel tipo di apprendimento. Come reagiremmo a quel continuo cadere, rialzarsi e cadere nuovemente oggi? 

Nella nostra mente potrebbero rimbombare frasi del tipo:"no, davanti agli altri non muovo neanche un passo! Come diamine è possibile che ancora non riesco a mettermi in piedi?! Che vergogna, ancora a traballare così quando gli altri già corrono. Oddio e se mi rompessi qualcosa?! Basta, non fa per me. Sono un* fallit*"

Confronto sociale, ansia, aspettative, autogiudizio, vergogna, delusione sono solo alcuni degli enormi macigni che appesantirebbero ogni passo trasformando la caduta in un insuccesso. L’ampio ventaglio di prodotti offerti dal pensiero costituirebbe un deterrente in grado di minare i tentativi di mettersi in piedi. Pochi di noi, forse, smetterebbero di gattonare.

Sebbene il cervello non possa spingere l’individuo a mettersi in condizioni di rischio, sarebbe pressoché impossibile pensare di trovare un modo adeguato di stare in piedi senza prima esser caduti. Ma quelle stesse cadute, oggi, le chiameremmo 'fallimenti'. 

Da bambini quando siamo lontani dal giudizio, estranei al pensiero formale e liberi di fallire conseguiamo le conquiste più ardue che ci fanno compagnia per la vita intera, come parlare o camminare, con una tenacia che non avrà eguali nel corso dell’esistenza. E forse non è un caso.

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